Tra razzismo e inerzia

Un sondaggio dell’Istituto americano PEW sul razzismo in sei Paesi dell’Europa (Italia, Polonia, Germania, Francia e Gran Bretagna) dà risultati interessanti per noi italiani: risultiamo essere i più ostili a chi percepiamo come minoranza malfamata. Questo riguarda sia l’atteggiamento verso i Rom, sia l’atteggiamento verso l’Islam, sia persino verso gli ebrei, dove però siamo superati dai polacchi. La nostra ostilità verso l’Islam (61% degli intervistati) è tre volte superiore a quella degli inglesi (19%) e più del doppio di quella di tedeschi e francesi (24%).

 

 

Riguardo agli zingari svettiamo come ostili con una percentuale dell’86% (all’altro capo della classifica ci sono in questo caso i tedeschi, con il loro 34%),  mentre insistiamo con il nostro 28% ad avercela – per ragioni che sinceramente non riesco a immaginare – ancora con gli ebrei (contro il 7% di francesi e inglesi).

É bene guardarsi intorno, come in questo caso, perché queste differenze così forti tra noi e gli altri paesi ci impegnano a darcene una spiegazione.

Chiara Saraceno, su Repubblica di domenica scorsa avanza due ipotesi di spiegazione: la prima è l’orientamento politico di destra, da sempre ben presente in Italia (e, aggiungo io, trasmesso all’interno delle famiglie, di padre in figlio, non come idea politica ma come atteggiamento autoritario, da avi che del fascismo furono in qualche caso entusiasti); la seconda ragione è l’antirazzismo di maniera, che nega la problematicità del confronto con chi ha un altro modo di intendere e praticare la vita. Antirazzismo vagamente pietoso, incapace di affrontare i problemi reali che la presenza di sotto-minoranze problematiche, perché violente o orientate in senso delinquenziale, pongono molto seriamente. Detto in altri termini: se il governo di una città consente il degrado delle periferie o dei centri storici, sarà fatale che lì si insedino, impadronendosene, gruppi che rispondono ad altre logiche  di funzionamento sociale (delinquenziali, o di esclusione dei residenti, in una sorta di razzismo rovesciato, ad esempio). Subito dopo, sarà altrettanto fatale che gli abitanti di quel quartiere si sentiranno abbandonati e indifesi e diventeranno rancorosi e, di fatto, razzisti.

Non credo di poter fare ragionare Salvini, intorno a un tavolo e cercando insieme una soluzione a problemi seri. Il suo interesse è quello di gonfiare a dismisura e senza alcuna umanità i problemi e le paure della gente per potersi proporre come risolutore assoluto di quei problemi. Non è possibile discutere con lui, e nessuno ci riesce, se ci fate caso: in ogni dibattito va dritto come un treno senza freni. Ascolto e riflessione sua: zero, nada, nisba, come direbbe Crozza.

Il vero problema sono gli altri, quelli che si dichiarano antirazzisti, afferma giustamente Chiara Saraceno: «Mentre alcuni partiti e gruppi sono molto bravi a soffiare sul fuoco e a trovare nei rom piuttosto che negli immigrati musulmani la causa di tutto, chi grida al razzismo spesso ha chiuso gli occhi sul degrado, e usa la denuncia di razzismo per nascondere le proprie responsabilità. Un terribile gioco a scaricabarile di cui paghiamo il prezzo tutti, in termini di civiltà, ma anche di adeguata comprensione dei problemi, quindi di ricerca di via di uscita sostenibili.» 

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