Tra razzismo e inerzia

Un sondaggio dell’Istituto americano PEW sul razzismo in sei Paesi dell’Europa (Italia, Polonia, Germania, Francia e Gran Bretagna) dà risultati interessanti per noi italiani: risultiamo essere i più ostili a chi percepiamo come minoranza malfamata. Questo riguarda sia l’atteggiamento verso i Rom, sia l’atteggiamento verso l’Islam, sia persino verso gli ebrei, dove però siamo superati dai polacchi. La nostra ostilità verso l’Islam (61% degli intervistati) è tre volte superiore a quella degli inglesi (19%) e più del doppio di quella di tedeschi e francesi (24%).

 

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Perché votare

Sono passati più di trent’anni da quando, progressivamente e inesorabilmente, i partiti hanno cessato di formare e selezionare i migliori, tra coloro che si avvicinavano alla politica dalla propria parte. Dopo la morte di Aldo Moro e di Enrico Berlinguer, dopo la caduta del muro di Berlino, le ideologie che avevano nutrito la storia del secondo dopoguerra sono tramontate, senza essere sostituite da formulazioni più adeguate ai tempi. Probabilmente non siamo ancora usciti da quella fase, ma un dato è certo: i partiti e i loro dirigenti hanno, in prevalenza, selezionato i loro sottoposti sulla base della fedeltà ai capi, piuttosto che della loro qualità: corruzione e incapacità di governo sono state le conseguenze che paghiamo tutti. A questa logica sono in parte sfuggiti i sindaci, che grazie al meccanismo elettorale diretto hanno potuto essere selezionati più dai loro concittadini che dai partiti.

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Comunicazione e comunità

Riparte Livù e si fa settimanale: un bel segnale di vita in più per una comunità che – come tante – soffre di mille difficoltà, ma che – diversamente da altre – ha in sé, appena sotto la pelle, straordinarie risorse umane e materiali, in larga parte inespresse.

Ma serve ancora la comunicazione su carta stampata, al tempo di Internet e dei social network? La mia idea è che serve ancora di più, come l’ancora alla nave. La comunicazione scritta è materiale e solida, al contrario di quella elettronica, meravigliosamente veloce ma sempre sospesa al filo dell’insussistenza, della virtualità, del subito detto e poi subito cancellato, o disperso. Le parole volano, dicevano gli antichi, e anche i post sono nell’aria (nel cloud, nella nuvola). Le cose scritte su carta possono restare per secoli. E restano come manifestazione di responsabilità per chi le scrive, come occasione di riflessione e di critica per chi le legge, come opportunità di crescita comune attraverso lo scambio, la circolazione delle idee, la comunicazione.

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Vacanza

La vacanza richiama il vacante, ciò che è vuoto. Il vuoto della vacanza estiva è uno spazio libero dal lavoro, uno spazio di riposo desiderato e meritato, in cui fare finalmente cose diverse (divertirsi) dalle solite, o almeno immaginare di poterle fare. Buona vacanza, la più riposante e divertente possibile, a tutti coloro che la faranno!
Vacanza richiama però anche un altro significato del vuoto, che è la mancanza, l'assenza di quel lavoro da cui sarebbe assai bello andare in vacanza. La grande maggioranza delle famiglie italiane, per restare in casa nostra, non farà vacanze estive, perché segnata in vario modo da questa seconda condizione.

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