Il semplice e il complesso, il competente e l’ignorante

Tutto ciò che è semplice è al tempo stesso maledettamente complicato, e viceversa. Non c’è cosa semplice che non contenga dentro di sé una moltitudine di significati e di possibilità. Non c’è cosa complessa il cui significato non sia possibile ridurre a una parola. Vale per le figure geometriche: quanta semplicità e quanta complessità coesistono nel cerchio? Vale per l’arte: vogliamo parlare della pennellata che ha reso eterno il sorriso della Gioconda? Vale per le scelte della vita: accettare o rifiutare una prospettiva sentimentale o di lavoro, ad esempio. Vale per lo sport di squadra, per l’economia, per la psicologia, per la medicina, per la politica, cose delle quali da un lato possiamo essere ben poco esperti e dall’altro possiamo, in certi casi, saperla più lunga di tanti che si dichiarano competenti. Forse semplicemente perché siamo stati più attenti, più equilibrati, più ragionevoli e dubbiosi di un cattivo “specialista”; o forse perché ogni opinione su un fatto complesso contiene qualche elemento di verità.

La controprova sta nella moltitudine di errori che commettono i “tecnici”, gli specialisti di ogni materia. Tali errori avvengono non tanto e non solo perché a volte essi stessi non sono sufficientemente competenti, ma semplicemente perché ciò che è complesso non è sempre chiaro, e mai facilmente governabile. Per questo non è detto che la squadra più forte vinca il campionato, e non è detto che il premio Nobel per l’economia conosca la strada per uscire dalla crisi.

Allora non c’è differenza tra chi sa molto e chi invece sa poco o nulla? Dov’è – di fronte alle cose importanti – il confine tra competenza e ignoranza?

L’idea che voglio proporvi è che ciò che distingue le due cose è una virtù, che troviamo solo in compagnia del sapere, del saper fare, del saper essere, insomma della competenza. Tale virtù è l’umiltà (dal latino humus, terra), e indica la capacità di stare umanamente alla pari degli altri, consapevoli dei propri limiti, tanto più chiari quanto più si è competenti . Sapendo da Socrate che “Più so, più so di non sapere”. Il contrario dell’umiltà è la superbia, il ritenersi – falsamente – sopra gli altri. La superbia si manifesta come arroganza, faciloneria, disprezzo di altre idee e possibilità, mancanza del dubbio. Perciò l’ignorante è il superbo, e dobbiamo temerlo perché sbaglierà e ci farà sbagliare. Perciò il competente è chi sa, e sa di sapere poco, della materia che conosce bene, e vale la pena di ascoltarlo con attenzione. Sapendo che sarà anche capace di ascoltare con attenzione quel che noi gli diremo, e di agire di conseguenza. Non è forse questo ciò che fa il buon medico? Non è forse quel che fa il buon “tecnico”? Non è proprio questo, che ci serve quando siamo di fronte a un problema delicato?

E forse è proprio questo che – dopo l’ubriacatura disastrosa del berlusconismo – stanno provando a fare Monti e alcuni dei suoi collaboratori.

 

(Livù - febbraio 2012)

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